Laos, breve racconto: "Il risveglio del villaggio"



Muang Ngoi Deua, antico quanto affascinante villaggio rurale affacciato sulla sponda orientale del Nam Ou si raggiunge solo con la barca da Nong Kiaw in poco più di un'ora di navigazione. Questo tratto di fiume tra i due villaggi scorre nel mezzo di una vegetazione rigogliosa, sovrastato dalle cime carsiche che scendono a picco sulle acque quiete offrendomi uno spettacolo che mi lascia a bocca aperta. Solo il borbottio del motore della slowboat ne traccia il movimento. Una sensazione intima di pace si diffonde dolcemente in me mentre lo sguardo si colma di magia.


Le sponde del fiume sono per lunghi tratti organizzate a terrazze con rigogliose coltivazioni di vegetali e se lo sguardo sale oltre la sponda si possono scorgere i tetti di qualche casupola qua e là. Muang Ngoi Deua si affaccia sulla darsena del fiume e alla sera trovano ormeggio le lunghe slowboats che navigano i placidi fiumi laotiani. Le barche lunghe e strette con il tetto che ripara dal sole e dalla pioggia sono utilizzate per il trasporto di persone e cose mentre altre piccole imbarcazioni di legno spennellate di azzurro o verde a forma di lancia sono spesso in uscita per la pesca. 


Una sola strada di circa 500 metri in terra battuta attraversa il villaggio e in testa alla via si può ammirare il Tempio buddista. Da questa pista diverse traverse portano in direzione dei campi, della scuola primaria e dell'imbarcadero ma la vita dell'intero paese si svolge sulla via principale. Sulla strada si prepara il cibo e si cucina, si mangia, ci si lava alla fontana o riempiendo d'acqua i catini e si lavano i panni. Sulla strada i bambini giocano e i cani corrono liberamente. Il nuovo giorno comincia quando le donne aprono l'uscio e preparano i legni per appiccare il fuoco. 


Fiamme rosse davanti le case fendono le prime luci dell'alba e  sonnolenti bambini escono all'aperto per sedersi sull'uscio spalancato al nuovo giorno. Una bimba raccolta nel cappuccio della sua coloratissima felpa stringe una piccola bambola tra le mani, lo sguardo perduto nel mondo onirico, paziente aspetta forse la colazione.

Il risveglio è lento in tutto il villaggio. Forse alcuni uomini se ne sono già andati a pescare o a trasportare via fiume  mercanzie in altri villaggi o alla città più vicina. I fuochi ardono sul ciglio della strada qua e là davanti le abitazioni. Sbirciando oltre gli usci spalancati di alcune case noto il fuoco acceso anche sul pavimento dentro la camera, immagino per riscaldare la camera dopo la fredda notte.


Le case del villaggio sono in bambù e legno, spesso il tetto è di lamiera, le finestre rimangono sempre chiuse  mentre le porte d'ingresso si lasciano aperte durante tutto il giorno. I materassi sono adagiati sul pavimento con pile di coperte vicine. Non ci sono armadi in casa, i vestiti sono appesi all'esterno sotto la tettoia antistante. 

Al mattino la temperatura scende parecchio, sopratutto tra le montagne, e prima che il sole faccia capolino oltre le cime ci vuole un po'. Anche il Tempio all'inizio della strada si sta risvegliando, alcuni dei monaci vi dormono all'interno mentre il Buddha veglia sul loro sonno e con lo sguardo colmo d'amore li avvolge di compassione.

 

Tak Bat, la cerimonia delle elemosine dà l'avvio alle attività del giorno. Dei colpi potenti di gong vibrano nell'aria ancora umida sul far del giorno, è il suono creativo dell'universo che rimbalza nel villaggio svegliandolo, tra breve i monaci usciranno dal Tempio per dare inizio alla processione. Ecco che a lato della strada gruppetti di donne e uomini con una sciarpa bianca buttata sulla spalla sinistra si tolgono le scarpe per inginocchiarsi più comodamente sulla propria stuoia adagiata sulla rossa pista di terra battuta. Tra le mani un bel cestino di paglia con dentro del riso glutinoso e qualche vegetale aspettano in silenzio e col capo chino il passaggio dei monaci nelle loro vesti color arancio ad accendere di colore la penombra del primo mattino.


Li si vede procedere in fila uno dietro l'altro, il monaco più anziano sta davanti. A tracolla portano un capiente vaso in cui verrà versato il cibo elemosinato. La processione si ferma davanti ogni gruppetto di persone per raccogliere le donazioni. Nessuno dei fedeli alza lo sguardo sul monaco davanti a sé. Dopo ogni raccolta i monaci si soffermano qualche passo più in là ad intonare un breve canto, forse una benedizione, un ringraziamento. Poi la sfilata riprende verso il prossimo gruppetto genuflesso in silente attesa sulla strada. Dopo che Tak Bat si è conclusa sul finire della strada i monaci, a passo spedito, fanno ritorno al Tempio con il loro prezioso carico. Si sa che hanno scelto di vivere in povertà e le elemosine sono il loro sostentamento. Parte del cibo donato verrà distribuito tra i più bisognosi del villaggio. 


Più tardi dalla mia postazione al tavolo di una caffetteria, con una tazza di caffè Lao bollente in mano, osservo alcune persone dirigersi frettolosamente verso il Tempio portando con loro i cestini di paglia ricolmi di cibo, sulla spalla sinistra è gettata la sciarpa, forse dei ritardatari. La giornata ha avuto il suo avvio, il sole sbircia dal picco di ardesia che sovrasta il villaggio di Muang Ngoi Deua e le zuppe fumanti sono sui tavoli davanti casa. La bambina ancora col cappuccio in testa indugia sulla scodella calda sollecitata dalla mamma, la bambola sulle ginocchia, tra breve comincia la scuola.






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